Senatore Esposito: la corte costituzionale dichiara inutilizzabili nei suoi confronti le intercettazioni disposte a carico di un terzo imputato

4 Gennaio 2024by Redazione
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La Corte costituzionale, con la sentenza n. 227 del 2023, ha dichiarato illegittime le intercettazioni telefoniche e i messaggi WhatsApp utilizzate nei confronti del senatore Stefano Esposito, in quanto carpite senza l’autorizzazione del Senato, ai sensi dell’art. 68, terzo comma, della Costituzione e dell’art. 4 della legge n. 140 del 2003.

La vicenda trae origine da un’indagine della Procura di Torino. Le conversazioni telefoniche e i messaggi WhatsApp inerenti la persona di Esposito rinvenivano da intercettazioni disposte nei confronti di un terzo imputato legato ad Esposito da rapporti di consuetudine, ma in realtà erano finalizzate a raccogliere prove a carico del senatore.

La Corte costituzionale ha affermato che, per disporre intercettazioni nei confronti di un parlamentare, è necessario che vi sia un effettivo coinvolgimento dello stesso tra gli obiettivi delle indagini. Tale coinvolgimento si traduce “in indirizzi investigativi chiaramente e univocamente rivolti ad approfondire la sua eventuale responsabilità penale”.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’effettivo coinvolgimento di Esposito fosse ravvisabile a partire dal 3 agosto 2015, ovverosia da quando il contenuto di alcune intercettazioni divenne oggetto di “spunti investigativi meritevoli di approfondimento”.

Poiché, dunque, gli obiettivi delle indagini erano mutati a decorrere dal 3 agosto 2015, l’acquisizione e l’utilizzo delle intercettazioni successive sono state ritenute illegittime, dal momento che non è stata richiesta l’autorizzazione preventiva prescritta dall’art. 4 della legge n. 140 del 2003.

Al contrario, le intercettazioni disposte prima del 3 agosto 2015 sono state qualificate dalla Corte come “occasionali” e, pertanto, non potevano essere utilizzate senza l’autorizzazione successiva richiesta dall’art. 6, comma 2, della medesima legge.