La recente sentenza della Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione, pubblicata il 19 ottobre 2023 con il numero 42856, inerisce un caso di bancarotta fraudolenta documentale specifica. L’amministratore di una società era condannato in primo e secondo grado per la mancanza dei libri contabili. Tuttavia, la Cassazione, ha annullato la decisione dei giudici di merito, sottolineando ancora l’insufficienza della mera sottrazione delle scritture contabili e la necessità di dimostrare che tale condotta sia stata posta in essere con il dolo specifico di recare pregiudizio ai creditori.
La sentenza chiarisce che il dolo non può essere dedotto solo dalla mancanza di documentazione, ma richiede elementi di prova che evidenzino l’intenzione dell’amministratore di danneggiare i creditori o procurarsi un ingiusto profitto.
La Cassazione critica la mancanza di un’approfondita analisi da parte dei giudici di merito, che avevano basato la configurabilità del dolo unicamente sulla mancanza oggettiva dei libri contabili. L’onere di dimostrare la consegna dei documenti al successivo amministratore subentrante spetta all’accusato. Tuttavia, l’assenza di documentazione contabile richiede il rintraccio di elementi di fatto idonei a dimostrare lo stretto collegamento tra la mancanza della documentazione contabile e la specifica intenzione di danneggiare in tal modo i creditori ovvero di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto.